«Io sono venuto
perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza»
(Gv 10, 10).
Gesù parlava sovente per
immagini e con parabole. Un modo semplice ed
efficace per insegnare le verità più profonde, di
cui era portatore. La similitudine del pastore con
il suo gregge, in cui è incastonata questa Parola di
vita, richiamava ai suoi ascoltatori scene familiari
di vita quotidiana. Gesù rammenta loro i ladri e i
briganti che, come lupi rapaci, fanno razzia del
gregge. Lui invece si paragona a un pastore buono, a
cui stanno veramente a cuore le proprie pecore, le
guida e le difende, al punto da affrontare se
necessario la morte!
Ma in Gesù, al di là della parabola, questo diventa
realtà: Lui è veramente morto sulla croce "perché
noi avessimo la vita".
«Io sono venuto perché abbiano la
vita e l’abbiano in abbondanza»
È venuto perché il Padre l’ha inviato a portarci la
sua vita divina. Dio infatti ha amato così tanto il
mondo da dare il Figlio suo affinché chi crede in
Lui non muoia, ma abbia la vita eterna.
La vita che Gesù è venuto a portarci non è la
semplice vita terrena che abbiamo ricevuto dai
nostri genitori. La vita che Egli ci dona è infatti
"vita eterna", ossia partecipazione alla sua vita di
Figlio di Dio, ingresso nella comunione intima con
Dio: è la vita stessa di Dio, Gesù può comunicarcela
perché lui stesso è la Vita. L’ha detto: "Io sono la
Vita", e "dalla sua pienezza noi tutti abbiamo
ricevuto".
Ma la vita di Dio, lo sappiamo, è l’amore.
Gesù, Figlio di Dio che è Amore, venendo su questa
terra, è vissuto per amore, e ci ha portato lo
stesso amore che arde in Lui. Dona a noi la stessa
fiamma di quell’infinito incendio e ci vuole "vivi"
della sua vita.
«... e l’abbiano in abbondanza»
Poiché Gesù non soltanto possiede la vita, ma "è" la
Vita, egli può donarla con abbondanza, così come
dona la pienezza della gioia.
Il dono di Dio è sempre senza misura, infinito e
generoso com’è Dio. Così Egli viene incontro alle
aspirazioni più profonde del cuore umano, alla sua
fame di una vita piena e senza fine. Solo Lui può
appagare l’anelito all’infinito. La sua infatti è
"vita eterna", un dono non soltanto per il futuro,
ma per il presente. La vita di Dio in noi comincia
già da ora e non muore mai più.
Come non pensare a quei cristiani realizzati che
sono i santi? Ci appaiono talmente pieni di vita da
traboccarla attorno a loro.
Da dove veniva l’abbraccio universale di Francesco
d’Assisi, capace di accogliere i poveri, di andare
verso il Sultano, di riconoscere dei fratelli e
delle sorelle in ogni creatura? Da dove l’amore
fattivo di Madre Teresa di Calcutta, che si è fatta
madre per ogni bambino abbandonato e sorella di ogni
persona sola? Essi possedevano una vita
straordinaria, quella che Gesù aveva donato loro.
«Io sono venuto perché abbiano la
vita e l’abbiano in abbondanza»
Come vivere questa Parola?
Accogliamo la Vita che Gesù ci dona e che vive già
in noi per il battesimo che abbiamo ricevuto e per
la nostra fede, Vita che può sempre crescere nella
misura in cui amiamo. È l’amore che fa vivere. Chi
ama, scrive san Giovanni, dimora in Dio , partecipa
della sua stessa vita. Sì, perché se l’amore è la
vita e l’essere di Dio, l’amore è anche la vita e
l’essere dell’uomo. Così com’è vero che tutte le
volte che non amiamo noi non viviamo.
Ne è una testimonianza eloquente la partenza per il
Cielo di Renata Borlone, una focolarina di cui in
questi mesi si è aperto il processo di
beatificazione. Accettata con tutto il cuore, come
volontà di Dio, la notizia della morte imminente,
diceva di voler testimoniare che "la morte è vita",
è risurrezione, e s’è proposta, con l’aiuto di Dio,
di dare questa dimostrazione fino alla fine. E c’è
riuscita, trasformando così un evento di lutto in un
tempo di Pasqua.